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nota
 



Ingiusto nel suo furore, attribuí il tiro al Ginguené: che «ritornato poi a Parigi avrá frugato tra i miei libri di nuovo, e trovatavi una ballottina contenente quattro soli esemplari di quelle quattro opere, se le appropriò; ne vendé forse al Molini un esemplare perché si ristampassero, e le altre si tenne e tradusse le prose in francese per farne bottega e donò, non essendo sue, alla Biblioteca nazionale... come sta scritto nella prefazione stessa del quarto volume ristampato dal Molini, che dice non esser reperibile l’edizione prima, altro che quattro esemplari ch’egli individua cosí come ho detto e che tornano per l’appunto con la piccola balla da me lasciata fra i libri altri miei»1.

Ma non è affatto necessario pensare che a dare al Molini quelle copie dovesse per l’appunto essere il Ginguené; il quale fu troppo mal ricambiato con questo sospetto della cortese sollecitudine mostrata all’Alfieri. A buon conto, quel signor Thiebaut de Bernaud che andava vantando d’aver ricevuto in dono dall’Alfieri medesimo libri ed autografi che offeriva in vendita al Fabre e alla biblioteca di Montpellier (e che ormai non si sa dove siano andati a finire) dové certo comprarli nelle vendite di quella roba sequestrata2. E chi sa quanti altri potranno aver fatto altrettanto!

La edizione Molini, non ostante le proteste, uscí:

Opere varie filosofico-politiche in prosa e in versi di V. A. da Asti (Parigi, 1800, 4 voll. in 12°).



  1. Io non credevo di dover tornare a raccontare queste vecchie storie e notissime. Ma Guido Bustico che da oltre vent’anni lavora a una Bibliografia di V. A., giunta ora alla terza edizione e accolta nella Bibliot. di Bibliografia italiana diretta da C. Frati (Firenze, Olschki, 1927) non par ne abbia il menomo sentore; né sa dell’edizione del Molini. Tutto il libro è largamente fiorito di spropositi d’ogni maniera — di metodo, d’ordinamento, di omissioni, d’incoerenze — e non metterebbe conto di rilevarli se non fosse indizio degli studi seguiti con «buon metodo». E il Bustico che ha locupletato la Bibliografia con ben trentasei numeri (memorie sopra quistioncelle alfieriane) si direbbe non abbia letto il suo autore! Delle Rime elenca solo le edd. della seconda parte, cioè delle postume; all’ediz. del Panegirico del 1787 osa affermare: «Vi si aggiunge l’ode Parigi sbastigliato! (Del 1787?!) e dopo il Panegirico intitola un gruppo di stampe: «Altre traduzioni», come se quella fosse una traduzione. Non dirò niente di quel ch’egli considera «ordine cronologico»; ma ammesso questo errore, perché di edizioni che ebbero piú ristampe ora cita la prima, ora le successive? — E cosí via!
  2. Vedi il ricordato studio del Mazzatinti su Le carte alfieriane di Montpellier, in «Giorn. stor. della lett. ital.», III, 351 sgg.