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i. della tirannide
 



peccati suoi è costretto a confessare come uno dei maggiori, ogni menomo desiderio di scuotere l’ingiusto giogo della tirannide, e di porsi nella naturale ma discreta libertá, un tal popolo non può esser libero, né merita d’esserlo.

La dottrina del purgatorio, cagione ad un tempo ed effetto della confessione, contribuisce non poco altresí ad invilire, impoverire e quindi a rendere schiavi i cattolici popoli. Per redimere da codesta pena i loro padri ed avi, colla speranza di esserne poi redenti dai loro figli e nipoti, dánno costoro ai preti non solamente il loro superfluo, ma anche talvolta il lor necessario. Quindi la sterminata ricchezza dei preti; e dalla loro ricchezza, la lor connivenza col tiranno; e da questa doppia congiura, la doppia universal servitú. Onde, di povero che suol essere in ogni qualunque governo il popolo, fatto poverissimo per questo mezzo di piú nella tirannide cattolica, egli vi dée rimanere in tal modo avvilito che non penserá né ardirá mai tentare di farsi libero. I sacerdoti all’incontro, di poveri (benché non mendici) che esser dovrebbero, fatti per mezzo di codesto lor purgatorio ricchissimi, e quindi moltiplicati e superbi, sono sempre in ogni governo inclinati, anzi sforzati da queste loro illegittime sterminate ricchezze, a collegarsi con gli oppressori del popolo e a divenire essi stessi oppressori per conservarle.

Dalla indissolubilitá del matrimonio fattosi sacramento ne risultano palpabilmente quei tanti politici mali, che ogni giorno vediamo nelle nostre tirannidi; cattivi mariti, peggiori mogli, non buoni padri, e pessimi figli: e ciò tutto perché quella sforzata indissolubilitá non ristringe i legami domestici; ma bensí, col perpetuarli senza addolcirli, interamente li corrompe e dissolve.

E finalmente poi, siccome dall’essere i popoli cattolici sforzatamente perpetui coniugi, non sogliono esser essi fra loro né mariti veri, né mogli, né padri, cosí dall’essere i preti cattolici sforzatamente perpetui celibi, non sogliono mostrarsi né fratelli, né figli, né cittadini; che per conoscere e praticare virtuosamente questi tre stati, troppo importa il conoscere per esperienza l’appassionatissimo umano stato di padre e marito.