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108 filippo
miei terribili accenti udrete pria

voi, scellerata coppia. — Infami; io tutto,
sí, tutto io so: quella, che voi d’amore,
me di furor consuma, orrida fiamma,
m’è da gran tempo nota. Oh quai di rabbia
repressi moti! oh qual silenzio lungo!...
Ma entrambi al fin nelle mie man cadeste.
A che dolermi? usar degg’io querele?
Vendetta vuolsi; e avrolla io tosto; e piena,
e inaudita l’avrò. — Mi giova intanto
goder quí di vostr'onta. Iniqua donna,
noi creder giá, che amata io t’abbia mai;
né, che gelosa rabbia al cor mi desse
martíro mai. Filippo in basso loco,
qual è il tuo cor, l’alto amor suo non pone;
né il può tradir donna che il merti. Offeso
in me il tuo re, non il tuo amante, hai dunque.
Di mia consorte il nome, il sacro nome,
contaminato hai tu. Mai non mi calse
del tuo amor; ma albergare in te sí immenso
dovea il tremor del signor tuo, che tolto
d’ogni altro amor ti fosse anco il pensiero. —
Tu seduttor, tu vile;... a te non parlo;
nulla in te inaspettato; era il misfatto
di te sol degno. — Indubitate prove
m’eran (pur troppo!), ancor che ascosi, i vostri
rei sospiri; e il silenzio, e i moti, e il duolo,
che ne’ vostri empj cori al par racchiuso
vedeva, e veggo. — Or, che piú parlo? eguale
fu in voi la colpa; ugual fia in voi la pena.
Carlo Che ascolto? In lei colpa non è: che dico?
Colpa? né l’ombra pur di colpa è in lei.
Puro il suo cor, mai di sí iniqua fiamma
non arse, io ’l giuro: appena ella il mio amore
seppe, il dannò...
Filippo   Fin dove ognun di voi