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10 lettera di ranieri calzabigi

A questo padre della tragedia sua si fermò l’Inghilterra: questo suo Eschilo non fu seguitato da’ Sofocli e dagli Euripidi. Sembra che la Musa tragica abbia, morendo Shakspeare, pronunziato

Thus far extend, thus far thy bounds,
O english stage.

Passando poi ad esaminare con imparzialitá il teatro tragico francese, egli è senza contrasto il migliore che esista; ma conviene però confessare che non pochi difetti vi s’incontrano. Vi è molta narrativa, molta declamazione, poco movimento, pochissima azione. I personaggi, che vi compariscono, sono modellati sul fare francese: tutti presso a poco si somigliano; pensano, parlano com’è la moda in Francia; amano come i pastori di Fontenelle. Passioni greche, romane, scite, africane, asiatiche dell’antichità, se bene gli eroi di quelle nazioni si mettano in scena, di rado s’incontrano.

Di rado vi si trovano i gran pensieri di quell’anime libere, di quelle costituzioni virtuose, di quelle politiche d’allora: tutto è del nostro tempo. La tragedia francese è forzata, inceppata ne’ legami di una decenza che hanno lá immaginata. Il discorso poetico è spesso, anzi quasi sempre, elegante; ma quasi sempre si raggira in querele amorose sottilmente sillogizzate. Vi han trasportato tutte le eroidi di Ovidio, e l’elegie de’ poeti appassionati, ma rivestiti a modo loro. Eccone la prova. Prendo all’apertura del libro la prima tragedia che mi si presenta, l’Andromaca, una delle più belle dell’immortale Racine. La scena che mi vien sotto gli occhi è la quarta dell’atto primo fra Pirro e Andromaca: scena di cento trenta versi, che non contiene che una lunga disputa in forma, in cui si argomenta sottilizzando se la vedova di Ettore possa e debba amare il figlio di Achille; di quell’Achille che le uccise il consorte, e lo strascinò dietro al suo carro intorno alle mura di Troia. Chi fosse questo Pirro ce lo dice Virgilio:

Primoque in limine Pyrrhus
Exultat telis, et luce coruscat ahenâ.

Il poeta lo rassomiglia a un serpente,

Mala gramina pastus:

indi a un fiume, che, rompendo le sponde,

Cum stabulis armenta trahit: