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156 | polinice |
SCENA SECONDA
Creonte, Eteocle, Giocasta, Polinice, Antigone,
Sacerdoti, Popolo, Soldati.
le mura assal per ogni parte, e al suolo
adeguarle minaccia, ove non venga
immantinente in libertá riposto
fuor delle porte Polinice.
Eteoc. Adrasto
il traditor non è; ben io ’l conosco
il traditor: — di lui, di Adrasto a un colpo,
e di costui, vendetta aspra pigliarmi
potrei; chi mel torrebbe?... Ma, mel vieta
l’odio, che mal di un sol colpo fia pago. —
Polinice, di Tebe esci securo:
abbiti in pegno di mia fe l’ardente
brama, che in petto da che nacqui io nutro,
di venir teco al paragon dei brandi. —
Tu, Creonte, a morir pensa nel campo:
— tra il ferro argivo e la tebana scure,
scelta ti lascio. Vieni.
Gioc. Oh figlio!...
Eteoc. Indarno
ti opponi.
Gioc. Odimi,... deh!...
Eteoc. Guardie, la madre
della reggia non esca. — Ostacol nullo
non resta omai: ti aspetto in campo.