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184 | antigone |
SCENA SECONDA
Guardie con fiaccole.
Antigone, Argia, Creonte, Emone.
queste donzelle?
Antig. Il vo’ dir io.
Creon. Piú innanzi
si lascin trarre il piede.
Antig. A te davanti,
ecco, mi sto. Rotta ho tua legge: io stessa
tel dico: inceso al mio fratello ho il rogo.
Creon. E avrai tu stessa il guiderdon promesso
da me; lo avrai. — Ma tu, ch’io non ravviso,
donna, chi sei? straniere fogge io miro...
Argia L’emula son di sua virtude.
Emone Ah! padre,
lo sdegno tuo rattempra: ira non merta
di re donnesca audacia.
Creon. Ira? che parli?
imperturbabil giudice, le ascolto:
morte è con esse giá: suo nome pria
sveli costei; poi la cercata pena
s’abbiano entrambe.
Antig. Il guiderdon vogl’io;
io sola il voglio. Io la trovai nel campo;
io del fratello il corpo a lei mostrava;
dal ciel guidata, io deludea la infame
de’ satelliti tuoi mal vigil cura:
alla sant’opra io la richiesi; — ed ella
di sua man mi prestava un lieve ajuto.
Qual sia, nol so; mai non la vidi in Tebe;
fors’ella è d’Argo, e alcun de’ suoi nel campo,
ad arder no, ma ad abbracciar pietosa
veniva...