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136 timoleone
da non temerne alcuno. Assai piú stragi

mestier ti fan, pria che davver quí regni;
e atroce cor, quanto a ciò vuolsi, ah! forse
non l’hai... Tu il vedi; come ad uom ti parlo;
che in petto, parmi, ancor favilla alcuna
d’uman tu serbi. Dal cessar di amarti
all’abborrirti, è piú d’un passo:... e forte
mi costa il farlo... A ciò, deh! non sforzarmi.
Timof. Ottimo sei; non fossi tu ingannato!
Non t’amo io men per ciò. — Ma, venir veggio
Timoleone...


SCENA QUARTA

Timoleone, Echilo, Timofane.

Timof.   Una parola sola,

deh! mi concedi, ch’io primier ti dica:
dirai tu poi...
Timol.   Tiranno almen non vile
credeva io te; ma vil, sei quanto ogni altro.
Ahi, stolto io troppo! havvi tiranno al mondo
di cor non vile? — All’uccisor sublime
d’ogni buon cittadino, arreco io stesso
un dei migliori che rimangan: vive
Archida in me; delitto inutil festi;
Corinto intera in me respira; in questa
forte mia, fera, liberissim’alma.
Me, me trafiggi; e taci: a dirmi omai
nulla ti avanza; a uccider me ti avanza.
Timof. Or, d’un tiranno i nuovi sensi ascolta. —
Questa mia vita è dono tuo; tu salva,
fratel, me l’hai; tu la ripiglia: armate
guardie al fianco non tengo: ecco il mio brando:
vibralo in me. Mira, ancor nudo il petto