Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/169

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alla nobil donna

la signora contessa

MONICA TOURNON ALFIERI

Una mia tragedia, che ha per base l’amor materno, spetta a lei, amatissima madre mia. Ella può giudicar veramente, se io ho saputo dipingere quel sublime patetico affetto, ch’ella tante volte ha provato; e principalmente in quel fatal giorno, in cui le fu da morte crudelmente involato altro figlio, fratello mio maggiore. Ancora ho presente agli occhi l’atteggiamento del vero profondo dolore, che in ogni di lei moto traspariva con tanta immensitá: e benché io in tenerissima etá fossi allora, sempre ho nel core quelle sue parole, che eran poche e semplici, ma vere e terribili: «Chi mi ha tolto il mio figlio? Ah! io l’amava troppo: Non lo vedrò mai piú?» e tali altre, di cui, per quanto ho saputo, ho sparso la mia Merope. Felice me, se io in parte ho accennato ciò, ch’ella ha sí caldamente sentito, e che io, addolorato del suo dolore, sí vivamente conservato ho nell’anima!

Io, benché per fatali mie circostanze passi per lo piú i miei giorni lontano da lei, conservo pur sempre per la mia dilettissima madre viva stima, rispetto ed amore infinito; di cui picciolissimo attestato le do, col dedicarle questa mia tragedia; ma grandissimo ne sará il contraccambio, se ella mi dará segno di averla gradita.

Siena, 27 Agosto 1783.

Vittorio Alfieri.