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misero me! forse a peggior destino.

Egisto Oh a me finora impenetrabil sempre
profondo arcano! In me non so qual misto,
incognito, indistinto amor sentiva
per Merope, in vederla; e in un sentiva
per Polifonte assai piú sdegno e orrore,
che avessi mai per rio tiranno. Or veggo,
or rammento, or comprendo. Il nome tuo
non è Cefiso.
Polid.   È Polidoro. Il nome,
e in un mio stato a te celai: temetti
la giovenil franchezza tua: ma come,
chi preveder potea?... Ma, oh cielo! intanto
l’ora passa, e fra poco... Ah! s’io potessi
dire a Merope in tempo...
Egisto   Il ciel, che parve
presieder solo al viver mio finora;
ei, che bambino dalla vigil rabbia
d’assetato tiranno mi sottrasse;
ei, che a tua vecchia etá di cor, d’ardire,
di forza e lena giovenil soccorse;
fia ch’or per man della mia madre istessa
perir mi lasci? — Ed io, prole d’Alcide,
io, se v’ha chi la man d’un brando m’armi,
forse atterrir mi lascierò da un vile
tiranno?...
Polid.   Ah giovinetto! altro non vedi
che il tuo valor; ma il tuo periglio, io il veggo.
Per lusingar piú Merope, e scemarsi
l’odio di tutti, or Polifonte astuto
pietade finge del figliuol, che ucciso
le avria, potendo. Ma, se il crudo in vita
tornato il vede, in sua feral natura
di sangue ei torna; e tu sei morto. Ah! lascia;
ad incontrar Merope volo: io forse
ancor potrò... Deh! s’io giungessi!...