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202 merope
Mer. Io?... Di pietá?... per te?... — Ma pur, que’ detti

sovra il mio cor d’ignota forza. — Or via;
che pietade? che detti? A che piú tardo?
Andiam: su quella tomba strascinatelo:
l’ombre del padre e dei figliuoli uccisi
del suo sangue si appaghino;... e la mia;
ch’io seguirolli in breve.
Polif.   Un solo istante
ti piaccia ancor sospendere. — Soldati,
e voi, Messenj testimon vi volli
a questo giusto atto solenne. — A danno
di me serbava occultamente un figlio
questa adirata madre: eppur pietade
io del suo duol sento or non poca; e attesto
il ciel, che s’ella in generoso modo
vivo svelato a me l’avesse, io cura
preso ne avrei, qual d’un mio figlio, forse:
morto, mia cura è il vendicarlo. — Udiste? —
Merope or tosto si obbedisca: è poco
una vittima sola a dolor tanto.
Egisto Ah! di Cresfonte all’ombra altra si debbe
vittima omai.
Mer.   Che parli? Andiam...
Polid.   Deh!... Prego;
indugia alquanto... Io vorrei dirti... Ah! m’odi...
Mer. Che parli or tu sommesso? Eri giá fido
tu di Cresfonte; al suo rimasto figlio
eri custode: or la tua fede forse
t’incresce? E che? dell’uccisor ti duole?...
Pietá ne senti?... Osi pregar, che il colpo?...
Polid. Io?... pietá?... no... Ma, tu sei madre... Arresta...
Udir piú a lungo or da lui stesso dei
cose assai del tuo figlio.
Polif.   Costui dunque
il conoscea?...
Mer.   Che udir? — Che ardisci? E speri