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atto terzo | 269 |
Orm. Ardisci;
lieve si fa.
Arrigo Troppo parlammo. Or vanne:
vo’ meditarvi a posta mia.
Orm. Fra poco
dunque a te riedo: il tempo stringe...
Arrigo A notte
giá ben oltre avanzata, a me ritorna,
quanto piú ’l puoi, non osservato.
Orm. Ai cenni
tuoi ne verrò. Pensa frattanto, o Arrigo,
che il colpo, allor ch’egli aspettato è meno,
piú certo è sempre; e che ragion di stato
il vuole; e ch’util sei per trarne, e laude.
SCENA TERZA
Arrigo.
Gran trama è questa, e può gran danno uscirne...
Ma pur, qual danno? Ove a me nulla giovi,
a tal son io, che nulla omai mi nuoce...
Chi vien? Che cerca or quí da me costui?
SCENA QUARTA
Arrigo, Botuello.
rechi al non tuo signore?
Bot. Io pur ti sono,
benché mi sdegni, suddito ognor fido.
A te mi manda la regina: ell’ode
che tu, quasi d’oltraggio, alta querela