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la congiura de’ pazzi |
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I figli miei...
Raim. Tu in ferrei lacci, o padre?...
Gugl. E tu piagato?
Loren. Oh! che veggi’io? dal fianco
versi il tuo sangue infido? Or, chi ’l mio braccio
prevenne?
Raim. Il mio; ma errò: quest’era un colpo
vibrato al cor del fratel tuo. Ma, ei n’ebbe
da me molti altri.
Loren. Il mio fratello è spento;
ma vivo io, vivo; e, a uccider me, ben altra
alma era d’uopo, che un codardo e rio
sacerdote inesperto. Estinto cadde
Salviati; e seco estinti gli altri: il padre
sol ti serbai, perché in veder tua morte,
pria d’ottener la sua, doppia abbia pena.
Bianca L’incrudelir che vale? a morte presso
ei langue...
Loren. E semivivo, anco mi giova...
Bianca Pena ha con se del fallir suo.
Loren. Che veggio!
Lo abbracci tinto del fraterno sangue?
Bianca Ei m’è consorte;... ei muore...
Raim. Or,... di che il preghi? —
Se a me commessa era tua morte, mira,
se tu vivresti1.
Bianca Oh ciel! che fai?...
Raim. Non fero
invano... io... mai.
Gugl. Figlio!...
Raim. M’imíta, o padre.
Ecco il ferro.
Bianca A me il dona...
- ↑ Si pianta nel cuore lo stile, che avea nascoso al giunger di Lorenzo.