Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/77

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atto secondo 71
gli omaggi a donna imperíal dovuti;

quando giá in cor fatta ella s’era vile
piú d’ogni vil rea femmina; quand’era
giá entrato in suo pensiero e il nobil sangue,
e il suo onore, e se stessa, e i suoi regj avi
prostituire a citarista infame,
ch’ella adocchiando andava...
Ner.   Oh infamia! Oh ardire!...
Tigel. Eucero schiavo, a lei piacea; quindi ella
con pace tanta il suo ripudio, il bando,
tutto soffriva. Eucero a lei ristoro
del perduto Nerone ampio porgea;
compagno indivisibile, sollievo
era all’esiglio suo;... che dico esiglio?
Recesso ameno, la Campania molle
nelle lor laide voluttá gli asconde.
Tra l’erba e i fior, lá di fresc’onda in riva,
stassi ella udendo dalla imbelle destra
dolcemente arpeggiar soavi note
alternate col canto: indi l’altezza
giá non t’invidia del primier suo grado.
Ner. Potria smentir di Messalina il sangue,
chi d’essa nasce? — Or di’; possibil fora
prove adunar di ciò?
Tigel.   Di sue donzelle
conscia è piú d’una; e il deporran, richieste.
Detto io mai non l’avrei, se Ottavia mai
avuto avesse l’amor tuo. Ma, stolto!
che parlo? Ove ciò fosse, ove mertato
ella avesse il tuo cor, non che mai farti
oltraggio tal, pensato avrialo pure?
Ragion di stato, e mal tuo grado, in moglie
costei ti diede. Ella di te non degna
ben si conobbe, e quindi il cor suo basso
bassamente locò.
Ner.   Ma oscuro fallo,