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atto quarto 195
ancorché breve, infra i tuoi Lari, in questa

orribil notte, il cercheresti indarno.
Bruto Che mai mi annunzj?... Oh cielo! onde turbato,
inquíeto, sollecito,... tremante?...
Coll. Tremante, sí, per Bruto io sto; per Roma;
per tutti noi. — Tu questa mane, o Bruto,
alla recente profonda mia piaga,
pietoso tu, porgevi almen ristoro
di speranza e vendetta: ed io (me lasso!)
debbo in premio a te fare, oh ciel!... ben altra
piaga nel core or farti debbo io stesso.
Deh! perché vissi io tanto?... Ahi sventurato
misero padre! or dei da un infelice
orbo marito udirti narrar cosa,
che punta mortalissima nel petto
saratti!... Eppur; né a te tacerla io deggio;...
né indugiartela posso.
Bruto   Oimè!... mi fanno
rabbrividire i detti tuoi... Ma pure
peggior del danno è l’aspettarlo. Narra.
Finora io sempre in servitú vissuto,
per le piú care cose mie son uso
a tremar sempre. Ogni sventura mia,
purché Roma sia libera del tutto,
udir poss’io: favella.
Coll.   In te (pur troppo!)
in te sta il far libera Roma appieno;
ma a tal costo, che quasi... Oh giorno!... Io primo,
a duro prezzo occasíone io diedi
all’alta impresa; a trarla a fine, oh cielo!...
forza è che Bruto a Roma tutta appresti
un inaudito, crudo, orrido esemplo
di spietata fortezza. — Infra i tuoi Lari,
(il crederesti?) in securtá non stai.
Fera, possente, numerosa, bolle
una congiura in Roma.