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222 mirra
Io non potea risponderle; io piangeva,

e l’abbracciava, e ripiangeva... Al fine
riebbi pur lena, e parole. Oh, come
io la pregai, la scongiurai, di dirmi
il suo martír, che rattenuto in petto,
me pur con essa uccideria!... Tu madre,
con piú tenero e vivo amor parlarle
non potevi, per certo. — Ella il sa bene,
s’io l’amo; ed anche, al mio parlar, di nuovo
gli occhi al pianto schiudeva, e mi abbracciava,
e con amor mi rispondea. Ma, ferma
sempre in negar, dicea; ch’ogni donzella,
per le vicine nozze, alquanto è oppressa
di passeggera doglia; e a me il comando
di tacervelo dava. Ma il suo male
sí radicato è addentro, egli è tant’oltre,
ch’io tremante a te corro; e te scongiuro
di far sospender le sue nozze: a morte
va la donzella, accertati. — Sei madre;
nulla piú dico.
Cecri   ... Ah!... pel gran pianto,... appena...
parlar poss’io. — Che mai, ch’esser può mai?...
Nella sua etade giovanil, non altro
martíre ha loco, che d’amor martíre.
Ma, s’ella accesa è di Peréo, da lei
spontanea scelto, onde il lamento, or ch’ella
per ottenerlo sta? se in sen racchiude
altra fiamma, perché scegliea fra tanti
ella stessa Peréo?
Euric.   ... D’amor non nasce
il disperato dolor suo; tel giuro.
Da me sempr’era custodita; e il core
a passíon nessuna aprir potea,
ch’io nol vedessi. E a me lo avria pur detto;
a me, cui tiene (è ver) negli anni madre,
ma in amore, sorella. Il volto, e gli atti,