Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/39

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atto terzo 33
dica, se il può, ch’io nol potrei, di quanto,

di quale amore io l’amo...
Saul   Eppur, te stesso
stimi tu molto...
David   Io, me stimare?... In campo
non vil soldato, e tuo genero in corte
mi tengo; e innanzi a Dio, nulla mi estimo.
Saul Ma, sempre a me d’iddio tu parli; eppure,
ben tu il sai, da gran tempo, hammi partito
da Dio l’astuta ira crudel tremenda
de’ sacerdoti. Ad oltraggiarmi, il nomi?
David A dargli gloria, io ’l nomo. Ah! perché credi,
ch’ei piú non sia con te? Con chi nol vuole,
non sta: ma, a chi l’invoca, a chi riposto
tutto ha se stesso in lui, manca egli mai?
Ei sul soglio chiamotti; ei vi ti tiene:
sei suo, se in lui, ma se in lui sol, ti affidi.
Saul Chi dal ciel parla?... Avviluppato in bianca
stola è costui, che il sacro labro or schiude?
Vediamlo... Eh! no: tu sei guerriero, e il brando
cingi: or t’inoltra; appressati; ch’io veggia,
se Samuéle o David mi favella. —
Qual brando è questo? ei non è giá lo stesso
ch’io di mia man ti diedi...
David   È questo il brando,
cui mi acquistò la povera mia fionda.
Brando, che in Ela a me pendea tagliente
sul capo; agli occhi orribil lampo io ’l vidi
balenarmi di morte, in man del fero
Goliát gigante: ei lo stringea: ma stavvi
rappreso pur, non giá il mio sangue, il suo.
Saul Non fu quel ferro, come sacra cosa,
appeso in Nobbe al tabernacol santo?
Non fu nell’Efod mistico ravvolto,
e cosí tolto a ogni profana vista?
Consecrato in eterno al Signor primo?...


 V. Alfieri, Tragedie - III. 3