Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/41

Da Wikisource.

atto terzo 35
mi è tolta; il sole, il regno, i figli, l’alma,

tutto mi è tolto!... Ahi Saúl infelice!
Chi te consola? al brancolar tuo cieco,
chi è scorta, o appoggio?... I figli tuoi, son muti;
duri son, crudi... Del vecchio cadente
sol si brama la morte: altro nel core
non sta dei figli, che il fatal diadema,
che il canuto tuo capo intorno cinge.
Su strappatelo, su: spiccate a un tempo
da questo omai putrido tronco il capo
tremolante del padre... Ahi fero stato!
Meglio è la morte. Io voglio morte...
Micol   Oh padre!...
Noi vogliam tutti la tua vita: a morte
ognun di noi, per te sottrarne, andrebbe...
Gion. — Or, poiché in pianto il suo furor giá stemprasi
deh! la tua voce, a ricomporlo in calma,
muovi, o fratello. In dolce oblio l’hai ratto
giá tante volte coi celesti carmi.
Micol Ah! sí; tu il vedi, all’alitante petto
manca il respiro; il giá feroce sguardo
nuota in lagrime: or tempo è di prestargli
l’opra tua.
David   Deh! per me, gli parli Iddio.1
      «O tu, che eterno, onnipossente, immenso,
«siedi sovran d’ogni creata cosa;
«tu, per cui tratto io son dal nulla, e penso,
«e la mia mente a te salir pur osa;
«tu, che se il guardo inchini, apresi il denso
«abisso, e via non serba a te nascosa;
«se il capo accenni, trema lo universo;
«se il braccio innalzi, ogni empio ecco è disperso.


  1. Tutti i seguenti versi lirici si potranno cantare senza gorgheggi da David, s’egli si trova essere ad un tempo cantore ed attore. Altrimenti basterá, per ottenere un certo effetto, che ad ogni stanza preceda una breve musica istromentale adattata al soggetto; e che David poi reciti la stanza con maestria e gravità.