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atto quarto 47
Saul Or, donde in voi, donde pietade? in voi,

sacerdoti crudeli, empj, assetati
di sangue sempre. A Samuél parea
grave delitto il non aver io spento
l’Amalechita re, coll’armi in mano
preso in battaglia; un alto re, guerriero
di generosa indole ardita, e largo
del proprio sangue a pro del popol suo. —
Misero re! tratto a me innanzi, in duri
ceppi ei venia: serbava, ancor che vinto,
nobil fierezza, che insultar non era,
né un chieder pur mercé. Reo di coraggio
parve egli al fero Samuel: tre volte
con la sua man sacerdotale il ferro
nel petto inerme ei gl’immergea. — Son queste,
queste son, vili, le battaglie vostre.
Ma, contra il proprio re chi la superba
fronte innalzar si attenta, in voi sostegno
trova, e scudo, ed asilo. Ogni altra cura,
che dell’altare, a cor vi sta. Chi sete,
chi sete voi? Stirpe malnata, e cruda,
che dei perigli nostri all’ombra ride;
che in lino imbelle avvoltolati, ardite
soverchiar noi sotto l’acciar sudanti:
noi, che fra il sangue, il terrore, e la morte,
per le spose, pe’ figli, e per voi stessi,
meniam penosi orridi giorni ognora.
Codardi, or voi, men che ozíose donne,
con verga vil, con studíati carmi,
frenar vorreste e i brandi nostri, e noi?
Achim. E tu, che sei? re della terra sei:
ma, innanzi a Dio, chi re? — Saúl, rientra
in te; non sei, che coronata polve. —
Io, per me nulla son; ma fulmin sono,
turbo, tempesta io son, se in me Dio scende:
quel gran Dio, che ti fea; che l’occhio appena