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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Antonio.

L’orrido laberinto, in cui, fra l’arti

di femminili inganni, il cuor perdesti,
ecco rivedi, Antonio: ah! me felice,
se, in un col cuor, senno, virtude, e onore
non avessi smarrito... oh freddi marmi,
che fra voi m’accoglieste arbitro, e rege
un dí, del mondo intero, or che ramingo
e fuggitivo, e vinto a voi ne vengo,
* taciti, par, la mia viltá sdegnate
* perfin di rinfacciarmi! ove m’ascondo?...
* Terra, e tu reggi il vergognoso peso,
* e a te ignoto finor, d’un vil Romano?...
Irati Dei, non fu pietá la vostra,
che dal mar, da’ nemici, e da me stesso
salvo, mi trasse a queste inique sponde...
* Inique sí, ma pur bramate sponde,
nel rivedervi, il cor palpita in petto.
Perfido amor, se tanto m’odj e aborri,
perché, spietato, non mi desti morte
lá fra le turbe piú onorata, e degna
d’un gran coraggio? Amor, credesti forse
co’ piú vili tuoi servi aver confusa
l’alma d’Antonio?... Eh sí... non v’è il piú vile,...