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218 abèle
vedemi, lascia gli agnellini, e corre

a spalancata gola addosso a me;
con gli occhi come fiamma: ed è sei tanti
del nostro maggior cane; e giá mi addenta...
Oh Dio! qual gelo mi sentiva! Ed ecco,
odo la voce tua, madre; e mi trovo
fra le tue braccia.
Adamo   E sorger non sentivi
dal fianco tuo Caíno?
Abèle   Io, no. Ma forse
non vi giace egli piú, lá dov’egli era
quand’ambo ci corcammo?
Eva   Ecco, del tutto
sorta è l’aurora. Inchiniamoci all’alto
Onnipossente nostro Padre: ei solo
d’ogni mal nostro è sanator: sol egli
sgombrar ci può d’ogni terrore i petti.
Adamo Bramo adorar pur io, ma un non so quale
ostacol sento a mie preci frapporsi,
e muto farmi. Eppur, sa Dio, se in esso
confido io sempre, e solo in esso! Or, dimmi,
Eva, l’anima tua giace ella pure
in cotal torpidezza? ovver sol’io
assalito ne sono?
Eva   Oh! mira: vedi
nube lá, tutta negra, fuor che il lembo,
ch’ell’ha come di sangue? una simíle
ne vidi io giá, ma non terribil tanto,
nel dí nell’ora che assalirmi venne
quel maledetto ingannator serpente.
Ahi noi miseri! oimè! qualche gran danno
or ci sovrasta.
Abèle   Oh! spaventati or dunque
siete pur voi dal sogno mio? Siam tutti
in tanta angoscia, e il fratel ci abbandona?
Volo in traccia di lui. Deh! v’indugiate