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28 antonio e cleopatra
quel, che corregge in man d’eroi la sorte,

e ne vendica ognor gli indegni oltraggi:
fra l’infamia, e la morte, e chi vacilla?
Il tuo cor ne trafiggi1, indi fumante
rendilo a me, e allor trafiggo il mio.
Feri intrepida... O cieli... tu impallidisci?
Cleop. E questo è il don del generoso Antonio,...
né inaspettato giunge: hai di virtude
il sacro nome ognor fra’ labbri, e intanto
non ne ardisci calcar l’aspro sentiero;
e a guidarti fra l’ombre oggi par degna
colei, che giá sprezzasti... Il don m’è grato.
D’insegnarti a morir, n’andrò superba;
ma, se dall’aspra morte, onore, e fama,
e trionfo ritrar oggi degg’io,
mancami sol, che la tua man piú cara
guidi l’acciar; forse la mia, tremante,
o mal atta a ferir, potria smentire,
e il mio valor, e il tuo pensier feroce.
In questo cuor, per non ignota strada,
il ferro scenda ultor: quivi, scolpita
ritroverá la tua funesta imago;
tu l’imprimesti in lui, tu la cancella,
stringi il pugnal, feri... rivolgi il ciglio?
Anton. Donna crudel, vuoi, ch’io t’uccida? ah! troppo,
troppo, sí, tu ravvisi i moti insani,
e il fallace furor di cieco amante.
Tu per mia man trafitta? e tu lo credi?
Agghiaccio al rio pensier; e qual tu sia,
iniqua, o fida, avrei, tremante, il ferro
strappato, sí, dalla tua destra ardita,
se il serbavi ministro all’ire stolte:...
donna, se viver puoi, me piangi, e vivi...
Di piú dirti non posso; a me lo stile2.


  1. Le dá il ferro.
  2. Ripiglia il ferro in atto d’uccidersi.