Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/109

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atto quarto 103
la reggia opprime. Almen, deh dimmi, or dove,

dov’è la pompa sepolcral? ch’io corra
ad incontrarla.
Servo   In su la via, che mena
a Larissa, vedrai, fuor del sobborgo,
la luccicante tomba.


SCENA TERZA

Ercole.

  O d’Ercol petto,

alma mia, che bastavi a imprese tante,
mostra or qual prole generasse a Giove
figlia di Elettrión la illustre Alcména.1
Forza è ch’io salvi la pur dianzi estinta
donna, e che Adméto io contraccambj, in vita
la sua Alceste di nuovo in questa reggia
stabilmente tornandogli. Or, si vada:
pormi vo’ a guardia della fosco-alata
Regina de’ cadaveri, cui penso
presso al sepolcro ritrovar, mentr’ella
delle vittime il sangue ivi tracanna:
lá, se l’aguato a me riesce, a un tratto
fuori balzando infra mie braccia avvinta
Morte terrò tenacemente tanto,
ch’uom nullo svincolarmela potrá
mai, finché a me non rilasci ella Alceste
dai suoi artigli libera. Ma, s’io,
deluso poscia, al sanguinoso desco
non la trovassi, all’Orco, entro la buja


  1. Il Testo dice: Alcména Tirinzia. Il Traduttore ha scambiato Tirinzia nell’epiteto illustre, perché in un verso Italiano male si accoppiavano Elettríone, e Tirinzia, suoni barbari.