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atto quinto 117



SCENA ULTIMA

Adméto, Coro.

Adméto A voi, di Fere cittadini, e a quanti

havvi Tetrarchi di Tessaglia, impongo
che canti e feste instituite or sieno
pel fortunato memorando evento:
fumino all’are odori in copia, e aggiunte
sieno vittime opime all’alte preci,
poiché omai piú di pria tornata in fiore
abbiam la vita: ch’io, d’esser beato
piú che nol fossi io mai, non farò niego.1
Coro            Mille havvi modi, onde il voler Celeste
     fra noi si adempia: e mille volte, o Numi,
     le non sperate cose esser voi feste,
     e svanir le sperate:
     per orme inopinate
     guidanci in porto gli Olimpiaci Lumi. —
     Tal fu l’evento della egregia Alceste.



  1. In questi ultimi versi il Traduttore si è oltre il solito alquanto dilungato, per accrescere appunto la pompa e dignitá dell’ultime parole di Adméto, e del Coro.