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atto primo 195
questo ad ogni nostr’arte dié di piglio;

ma piú gran possa lá mia possa ammorza:
puro ivi l’uom, dietro all’usbergo stassi
d’Angiol celeste, che ne scorta i passi.
  E, perch’a voi piú aperto sia lo scherno,
che di noi tutti il verme vil si prende;
e, perché piú frustrato omai l’Inferno
non sia di prede, ch’egli immense attende;
piacciavi udir, da chi ’l notò, l’interno
stato dell’Uom, che ancor beato il rende.
Quindi ogni gioja sua per noi si sterpa
sí che, a ciò nato, in duolo e falli ei serpa.
Il Pecc.   Vero è, pur troppo! ed in voce di pianto
voi mi udrete frementi or la sua vita
ritrarvi appieno, ancor felice, ahi quanto!
  Eva sorge coll’Alba; e tosto invita
dalle tepide foglie a sorger anco
lui, che ad ogni sua impresa è socio e aita.
  Questa la mente, e riposato il fianco,
volgonsi entrambi al lucido Oríente;
e, a quel Dio, che non mai vien loro manco,
  prosternandosi, adoran caldamente:
né in lor (bontá d’Iddio soverchia udite)
quel supplizio de’ rei niun d’essi sente,
  quel rimorso che addoppia le ferite:
giá perdonato è il loro fallo appieno;
giá, quasi pure, son lor preci udite.
  Poscia, con volto placido e sereno,
a destare i lor figli ambo sen vanno,
fraterna coppia a un solo strato in seno.
  Caino e Abèle in dolci nodi stanno
abbracciati giacendo in queto sonno,
che li ristora del diurno affanno.
  E, sorti appena anch’essi, all’alto Donno
porgono accetti preghi; indi a lor opra
ritornan baldi, e fan quant’ei piú ponno,
  onde al padre la mensa ognor si copra.