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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Cleopatra, Ismene.

Ismene Augusto alfin, signor del mondo intero,

queste sponde afferrò: picciole forze,
ed un gran cuore, a lui oppone Antonio;
regina, e allor che ognun trascorre all’armi,
per contrastare al vincitor l’ingresso
di questo regno; che dal dubbio evento
e il tuo destino, e quel d’Antonio pende,
sola, nel gran periglio, oggi non tremi?
Cleop. Non tremo no, che il mio destin m’è noto:
Antonio invan vuol ripigliar l’impero
sul cuor de’ suoi; ei lo perdette allora
che non vinto fuggí; tradí l’onore,
e la vittoria, e i suoi fidi soldati;
il disperato ardir, con cui li guida
alla sicura morte, or non emenda
un tanto fallo; e il tradiran lui stesso.
Ismene Sono ignoti ai Romani i tradimenti.
Cleop. Sí, questo è ver; ma, maggiormente a sdegno
han l’obbedir a chi fu vile un giorno.
Oh quanto sei tu dei maneggi ignara,
Ismene! oh quanto poco esperta a corte!
E tu credesti, che ’l bramato frutto,
del mio primo fuggir d’Azio in Egitto,