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EPOCA TERZA. CAP. XII. 209

non poco, mi rimisi in viaggio alla volta di [1771] Spagna; gita, che fin da prima mi era prefisso di fare, essendo quel paese quasi il solo dell’Europa che mi rimanesse da vedere. Avviatomi verso Bruxelles per luoghi che rinacerbivano sempre più le ferite del mio troppo lacerato cuore, massimamente allorché io metteva a confronto quella mia prima fiamma Olandese con questa seconda Inglese, sempre fantasticando, delirando, piangendo, e tacendo, arrivai finalmente soletto in Parigi. Nè quella immensa Città mi piacque più in questa seconda visita che nella prima; nè punto nè poco mi divagò. Ci stetti pure circa un mese per lasciare sfogare i gran caldi prima d’ingolfarmi nelle Spagne. In questo mio secondo soggiorno in Parigi avrei facilmente potuto vedere ed anche trattare il celebre Gian-Giacomo Rousseau, per mezzo d’un Italiano mio conoscente che avea contratto seco una certa familiarità, e dicea di andar egli molto a genio al sudetto Rousseau. Quest’Italiano mi ci volea assolutamente introdurre, entrandomi mallevadore che ci saremmo scambievolmente piaciuti l’un l’altro Rousseau ed io. Ancorchè io avessi infinita stima del Rousseau più assai per il suo carattere puro ed intero e