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EPOCA SECONDA. CAP. VI 77


cose loro, che altro non sono che un perpetuo [1763] e spesso mal ballato Minuè. Io attribuisco in gran parte a codesto maestro di ballo quel sentimento disfavorevole, e forse anche un poco esagerato, che mi è rimasto nell’intimo del cuore, su la nazion Francese, che pure ha anche delle piacevoli e ricercabili qualità. Ma le prime impressioni in quell’età tenera radicate, non si scancellano mai più, e difficilmente s’indeboliscono, crescendo gli anni: la ragione le va poi combattendo, ma bisogna sempre combattere per giudicare spassionatamente, e forse non ci si arriva. Due altre cose parimente ritrovo, raccapezzando così le mie idee primitive, che m’hanno persin da ragazzo fatto essere antigallo: l’una è, che essendo io ancora in Asti nella casa paterna, prima che mia madre passasse alle terze nozze, passò di quella città la Duchessa di Parma, Francese di nascita, la quale 0 andava o veniva di Parigi. Quella carrozzata di lei e delle sue Dame e Donne,tutte impiastrate di quel rossaccio che usavano allora esclusivamente le Francesi, cosa ch’io non avea vista mai, mi colpi singolarmente la fantasiaf e ne parlai per più anni, non potendomi persuadere dell’intenzione,nè dell’effetto di un ornamento così bizzarro, e ridicolo, e contro