Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/154

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Anzi un pensier tristissimo, secreto,
     219Mentre l'avida man d’oro s’empiea,
     Più ferìa d’aspri morsi il cor non queto.
Questa crudel nei mesti moti idea
     222Mi fu nel riveder la patria terra
     Ognor compagna, ovunque il piè movea;
E tal mi raddoppiò continua guerra,
     225Ch’io nella mente disperata volsi
     La pace mia di ricercar sotterra;
E un momento fatale, ahi lasso! io colsi,
     228In cui del Tago mi gittai nell’acque,
     E fra i profondi vortici m’avvolsi.
Nel sommergermi un voto in cor mi nacque.
     231Che il vol spiegò verso la Vergin Diva,
     Cui raccorlo, benché sì tardo, piacque.
Spinto, come nol so, da forza viva
     234Maggior di me, che il nuoto mio trasporta,
     Salvo balzai nella contraria riva,
In guisa d’uom, che penzola su torta
     237Canapa lenta, e la vibrata corda
     Da un lato all’altro del teatro il porta.
D’avare voglie allor l’Anima lorda
     240Vide e conobbe il suo reo stato, e scosse
     L’empia radice, e de’suoi mali ingorda.
Le merci a vile io tenni, e qual più fosse
     243Nell’avid’arte industre modo e cura
     Posi a scopo alto, ove il pensier levosse:
Le spoglie odiai profane, e vestii pura
     246Sacerdotale insegna, e nova presi
     Via lieta in morte, benché in viver dura.
Lasciai l’ampia Cittade, ove difesi
     249Mal furo ognor dai dolci assalti e crudi
     I desir casti, e a divin segno intesi: