Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/88

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Ne’ campi al volo delle nubi aperti
     Su la montagna di macerie alzata,
     351Come se a chi salía fosser offerti.
Questi da trina insiem luce intralciata
     In un sol lume, che il pien aere ingombra,
     354Accesi eran così, che la lustrata
Parte di lor piovea chiarezza sgombra
     D’ogni nebbia sul monte, e l’altra opposta
     357Di là dall’acque diffondea lung’ombra,
Per cui l’effigie vana in su la crosta
     Vergata a’ fiori dell’amene rive
     360Si distinguea languidamente posta.
Tai finte larve di sostanza prive
     A sè stesse traean con forza maga
     363L’Anime d’umiltà nemiche e schive,
Che in quella sponda cruda insiem e vaga
     Pascean di lusinghier fumo lor voglia
     366Ne’ suoi furori ardente, e non mai paga.
Oh quanti oppressi dall’interna doglia
     Più che trafitti dai pungenti pruni
     369Dell’erbe ascosi tra la verde foglia
Languian nel suolo di vigor digiuni,
     E semivivi, e ognor fisi avean gli occhi
     372Delle fallaci impronte ai segni bruni,
Chiedendo invan, che d’ombra almen trabocchi
     Striscia leve sovr’essi, e che uno sguardo
     375Mite di chi la possedea lor tocchi.
Altri, che audaci più rendea gagliardo
     Fervor del core in nerborute membra
     378Dell’ira sventolar fean lo stendardo,
Dietro cui popol già truce, che sembra
     Dalle ciglia spirar eccidio e lutto,
     381E nell’impeto il fulmine rassembra;