Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/91

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quarta 69

Par qual se piagge varcasser di spessi
     Roridi gigli e molli fior vestite,
     450Vincean l’asprezza di que’ marmi fessi.
Non che senso destasser le ferite
     Scevro di duolo nella parte offesa;
     453Ma perche piaga, ove Amor l’apra, è mite.
Sacro è il dolor alla speranza accesa
     Dal lume onnipossente, onde risplende
     456La corona nell’alte aure sospesa,
Che folgorando in essa i raggi stende
     Riflessi al poggio alpestre, e dall’eterno
     459Suo fonte a chi gli abbraccia in sen discende.
Nè coi placidi sol lampi l’esterno
     Velo gl’indora, ma le ascose giunge
     462A ricercar fibre del core interno,
E la virtù gli avviva allor che il punge;
     E in incitarlo all’onorata palma
     465Nove ognor penne al desiderio aggiunge.
Ivi ogni peregrina ed elett’Alma
     Ben s’avvede calcando il cammin tristo,
     468E per l’infusa in lei dal Cielo calma,
Di libertà, ma più di grazia misto
     È il varco alla gran meta, e all’opre umíli
     471Più don, che premio è il glorioso acquisto:
Quindi ricca di Dio nelle servili
     Spoglie abbietta di sè gode far mostra,
     474E, ancor che forte, assomigliarsi ai vili.
Oh alle felici cure amica chiostra!
     Cui l’erme rupi ed i sentier solinghi
     477Umiltà infiora, e stabil gloria innostra.
Così sclamai spingendo i piè raminghi
     Sovra un sasso erto sì, che ne scopríro
     480Que’, che l’ombra laggiù par che lusinghi;