Pagina:Algarotti, Francesco - Saggi, 1963 - BEIC 1729548.djvu/420

Da Wikisource.
414 il cartesio

a divedere che servendosi delle parole medesime del Signor Montucla, il quale per niente accecato dall’amore del proprio Paese, tiene la bilancia giusta, e adempie in ogni parte l’uffizio di storico di quelle scienze che hanno unicamente per iscopo la verità. «Ben vorrei io», egli dice, «per la gloria del Cartesio, a cui come compatriota io pur debbo prender parte, potere egualmente lodare le regole che per la comunicazione del moto egli ha preteso di stabilire. Ma qui si mostra più chiaro che mai, come lo aver egli sposato certe idee metafisiche, il volere stare attaccato a un male fondato sistema, lo abbiano indotto in una moltitudine di errori da non potersi in niun modo scusare. Trovansi di fatto in quelle regole difetti di ogni generazione, principi in aria, contraddizioni, mancanze di connessione e di analogia; sono in una parola una infilzatura di errori, che senza la celebrità del nome del loro autore non meriterebbono né meno di esser chiamati ad esame1. Quella tanto decantata sua asserzione che nell’universo ha sempre da conservarsi la medesima quantità di moto, né più né meno, fondata nello essere Iddio in se stesso immutabile e nell’operare ch’ei fa nella maniera la più costante e la più immutabile2, è contraddetta da ciò che esige per sentenza de’ più sottili matematici, la varia natura dei corpi che si urtano tra loro, e da quanto avviene nella composizione e nella risoluzione del moto. Siccome dal considerare quanto sarebbe per avvenire nel mondo è contraddetta quell’altra fondamentale sua asserzione, che dalla sola modificazione delle parti della materia, che in tutti i corpi è perfettamente la stessa cosa, dipenda la differente loro natura e qualità ; lo che ha molta analogia coi colori ch’egli forma essi pure colla sola

  1. «Nous voudrions bien pour la gloire de Descartes, à laquelle nous devons nous intéresser, comme compatriote, pouvoir en dire autant des règles qu’il prétendit établir pour la communication du mouvement. Mais c’est ici que sa trop grande confiance en certaines idées métaphisiques, et un esprit sistématique mal dirigé, l’entraînèrent dans une foule d’erieurs trop peu excusables. Nous trouvons effectivement dans ces règles toutes sortes de défauts, principes hazardés, contradictions, manque d’analogie et de liaison; c’est, pour le dire en un mot, un tissu d’erreurs qui ne mériteroient pas d’être discutées sans la célébrité de leur Auteur» : Hist, des Mathématiques, part. IV, Liv. V, art. VI, t. II, p. 287.
  2. Princip., part. II, art. XXXVI.