Cosí ’l maestro; e quella gente degna
«Tornate,» disse «intrate innanzi dunque», 102coi dossi de le man facendo insegna.
E un di loro incominciò: «Chiunque
tu se’, cosí andando volgi il viso: 105pon mente se di lá mi vedesti unque».
Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto, 108ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso.
Quand’i’ mi fui umilmente disdetto
d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; 111e mostrommi una piaga a sommo ’l petto.
Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi
nepote di Costanza imperadrice; 114ond’io ti prego che quando tu riedi,
vadi a mia bella figlia, genitrice
de l’onor di Cicilia e d’Aragona, 117e dichi il vero a lei, s’altro si dice.
Poscia ch’io ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei, 120piangendo, a quei che volentier perdona.
Orribil furon li peccati miei;
ma la bontá infinita ha sí gran braccia, 123che prende ciò che si rivolge a lei.
Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente, allora 126avesse in Dio ben letta questa faccia,
l’ossa del corpo mio saríeno ancora
in co del ponte presso a Benevento, 129sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, 132dov’ei le trasmutò a lume spento.
Per lor maladizion sí non si perde,
che non possa tornar, l’eterno amore, 135mentre che la speranza ha fior del verde.