Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/238

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232 la divina commedia

     Poi, come ’l foco movesi in altura,
per la sua forma ch’è nata a salire
30lá dove più in sua materia dura,
     cosí l’animo preso entra in disire,
ch’è moto spiritale, e mai non posa
33fin che la cosa amata il fa gioire.
     Or ti puote apparer quant’è nascosa
la veritate a la gente ch’avvera
36ciascun amore in sé laudabil cosa,
     però che forse appar la sua matera
sempre esser buona; ma non ciascun segno
39è buono, ancor che buona sia la cera».
     «Le tue parole e ’l mio seguace ingegno»
rispos’io lui «m’hanno amor discoverto,
42ma ciò m’ha fatto di dubbiar piú pregno;
     ché s’amore è di fuori a noi offerto,
e l’anima non va con altro piede,
45se dritta o torta va, non è suo merto».
     Ed elli a me: «Quanto ragion qui vede
dir ti poss’io; da indi in lá t’aspetta
48pur a Beatrice, ch’è opra di fede.
     Ogni forma sustanzial, che setta
è da materia ed è con lei unita,
51specifica virtute ha in sé colletta,
     la qual senza operar non è sentita,
né si dimostra mai che per effetto,
54come per verdi fronde in pianta vita.
     Però, lá onde vegna lo intelletto
de le prime notizie, uomo non sape,
57e de’ primi appetibili l’affetto
     che sono in voi, sí com’è studio in ape
di far lo mèle; e questa prima voglia
60merto di lode o di biasmo non cape.
     Or perché a questa ogni altra si raccoglia,
innata v’è la virtú che consiglia,
63e de l’assenso de’ tener la soglia.