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120 DE VULGARI ELOQUENTIA.


con gente del contado, io non ebbi modo d’accertarmi, se quel vocabolo o un che di simile sia rimasto in uso sin a’ nostri giorni. Altri più esperto ne cerchi, e forse che non gli tornerà vana l’opera posta all’uopo.

17. Unam (Cantionem) vidimus recte, atque perfecte ligatam. Pertanto ei viene a dire, che quella Canzone gli dovette apparire formata a buona regola, essendo appunto la Canzone «conjugatio stantiarum» (Vulg. El., ii, 8), e tanto più perfetta, quanto vi si ravvisa più aggiustato siffatto legame.

21. «Una ferina va scopai da cascoli.» II senso di questo verso non potè comprendersi dal primo Editore de’ libri De Vulgari Eloquentia, ne v’ha chi valga a bene determinarlo, se prima non riesce a darne certezza che quelle parole siano al vero espresse. Del che rimanendo ancor dubbiosi, pur osserviamo come dal Codice Vat. si ritragga che, invece di ferina, deve leggersi femina. Sopra ciò il Fontanini dirittamente ricompone con vosco poi i deformi vocaboli va scopai, scrivendo inoltre non cascoli, ma Casoli, nome proprio di luogo che sta nell’Abbruzzo Citeriore. Ond’è, che la meno incerta lezione del verso su citato sarebbe: Una femina vosco poi da Casoli. Rispetto all’altro verso, che era: Cita cita sengia grande aina, quel Critico veneto propone di ridurlo a questa forma: Zitta zitta sen gì a grande aina, cioè a gran fretta, perchè aina e ainare presso i Romaneschi vuol dire fretta e affrettare. E anco il Corbinelli aveva già interpretato: Cheta cheta se n’andava a gran fretta. Neppur dopo tutto ciò si riesce punto a ripigliare il bandolo dell’arruffata matassa.

24. Eruncemus. Il runcinare, che ben vuolsi derivato da runcina, la roncola de’ contadini toscani, vale lo stesso che roncare (Inf., xx, 47) o menar la roncola per divegliere le piante, dice il Buti, benchè serva altresì per nettare i campi dalle erbe inutili o nocive. E qui in senso metaforico l’eruncare importa pressochè divegliere o dibarbare: lin. 6.

26. «In te l’ora del Vesper-Ziò fu del mes d’Ochiover.» Questo torna istessamente che dire: Nell’ora del Vespro Ciò fu del mese d’ottobre. Così difatti interpretava il Fontanini, soggiugnendo: «oggidì si dice tuttavia in te l’ora an-