Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/157

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emanuele filiberto a pinerolo 143

una ruga diritta sulla fronte. Evelina diventò bianca: era l’ultima volta che lo vedeva! Ma subito fece uno sforzo violento per riafferrarsi con tutta l’anima alla gioia dell’aspettazione del suo principe, e si vinse. Accesa nel viso, coll’occhio scintillante, colle mani febbrili, andava e veniva, raggiustando le corone, contando i minuti, apostrofando ora l’uno ora l’altro con la voce commossa; ed era bella e superba. — Tu devi esser felice, Evelina! — le dissero le cugine, ammirandola, e facendosele intorno con tutti gli altri. E allora essa si sentì come sollevata da terra da un soffio irresistibile di entusiasmo, e trasfondendo in poche parole fiammeggianti, e nel linguaggio di una passione sola, tutta la forza delle due passioni che la divoravano, rispose: — Sì, sono felice, perchè è stato il sogno della mia infanzia e della mia gioventù questo giorno! perchè sarei morta per provare questa gioia! Dio mio! Ci ha restituito la patria e l’onore, ed è il più valoroso e il più nobile principe che abbia mai stretto una spada colui che aspettiamo! È Emanuele Filiberto, grande, buono, glorioso! È il nostro sovrano, il nostro liberatore, il nostro.... — Un colpo di cannone le soffocò la parola in bocca, e la costrinse a cercare la spalliera della seggiola. Emanuele Filiberto era al Belvedere.



Tutti corsero alle finestre per veder l’effetto prodotto nella folla da quell’annunzio. Il Bena-