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374 alle porte d'italia

scendeva a cavallo da Santa Brigida, di notte, vestito all’Ernani, rischiando la vita in una corsa disperata, e svegliando la città a colpi di pistola? O a un altro generale canuto e venerabile: Se la sentirebbe ancora, generale, d’arrampicarsi in cima a un albero d’una piazza, una notte di pioggia, per vedere a traverso ai vetri d’una finestra su che fianco s’addormenta una signorina? O a un vecchio colonnello, pien di gravità e di dolori: — Non le pare che le farebbe bene, colonnello, di rituffarsi nudo nel Chisone in una bella notte di gennaio, com’ella faceva nel buon tempo antico? Molti di quegli ufficiali giovanissimi, che Pinerolo vide brillare per le sue vie, accumularono gli anni e i galloni; altri, ancor nel fiore dell’età, li tolse all’esercito una ferita gloriosa; parecchi morirono eroicamente sotto le sciabole della cavalleria austriaca, a Montebello, a San Martino, a Custoza, usciti appena dalla Scuola. Gittar l’anima di là dall’ostacolo, prescrive il cavallerizzo tedesco, e slanciarsi subito ad afferrarla: essi la gittarono fra i nemici, e non la riafferrarono più. E ci sentiamo battere il cuore ritrovando nei registri della Scuola i loro nomi, con l’elenco delle punizioni subite per le loro scappate giovanili, nate da un bisogno imperioso di divorar la vita, come se la presentissero breve. E ritroviamo con quelli i nomi di tutto il patriziato d’Italia, i quali ci risveglian nell’anima un’eco di quella divina musica del cinquantanove, al cui suono correvano ad arrolarsi i duchi, i conti e i marchesi, e strigliavano allegramente i cavalli, impazienti d’imperlare i loro stemmi di sangue.