Pagina:Amleto (Rusconi).djvu/57

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vate, che io me ne rammarico. Però, signore, la mia inquietezza non vi turbi, avvengaché le femmine temono tanto più quanto più amano. I loro sgomenti pareggiano l'affetto: in esse questi due sentimenti o nulli sono o estremi. Il passato vi chiarì quale fosse la mia tenerezza; in ragione uguale è il mio timore. Molto teme chi molto ama; in cuor sensibile ad ogni sgomento traboccante è l'affetto.»
COMM. RE.
«Nullameno, amor mio, io dovrò lasciarti, ed anche presto; le mie forze mi abbandonano, e tu vivrai in questo bel mondo dopo di me, onorata, amata, e forse con altro sposo del pari tenero...»
COMM. REGINA.
«Oh si sperda l’augurio!1 Un tale amore nel mio seno sarebbe un reo tradimento; la maledizione scenda su di me se stendessi la destra ad un altro consorte; non isposa il secondo se non colei che uccise il primo.»
AMLETO.
Assenzio, assenzio.
COMM. REGINA.
«I motivi che possono indurre ad un secondo matrimonio debbono essere di interesse, non mai di amore. Darei una seconda volta la morte al mio marito estinto il di che mi accogliesse nel suo talamo un secondo sposo.»
COMM. RE.
«Credo che quello che dite in questo momento lo pensiate; ma spesso incontra che infrangiamo i voti che avevamo proferiti; le determinazioni sono serve della memoria; il loro parto è laborioso, ma per lo più vivono poco, come il frutto che permane attaccato all’albero finchè è verde, maturo cade. È ovvio che trasandiamo il pagamento di un debito contratto con noi medesimi; nell’ardore della passione promettiamo: intepidita quella, non ricordiamo più la promessa; allorchè cessano le gioje e i dolori, i disegni che questi avevano ingenerati cessano del pari; all'un eccesso sottentra l'altro, e di poco è mestieri per allietare il dolore, o contristare la gioja. Nulla di eterno quaggiù, ne è meraviglia se i nostri affetti mutano col mutare delle fortune, e incerto è tuttavia se sia la fortuna che guida l’amore, o questo quella. Quando l’uomo potente è caduto, i cortigiani si allontanano: il povero che si innalza vede i nemici mutati in amici, a l'affetto ha seguito fin qui la sorte. Chi non ha bisogno di amici ne avrà in gran copia e chiunque ricorre nelle sue necessità all'arido cuore di un amico tosto lo muta in avversario. Ma, per finire dove cominciai, dirò che i nostri voleri e le nostre sorti se-
  1. Oh maledizione al resto (degli uomini, sottinteso.)