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92 ITALIA ARTISTICA


grotteschi. Se bene le terme di Tito e di Traiano non potessero gareggiare in magnificenza con quelle che furono erette più tardi, pure ai loro tempi rappresentavano il massimo sfoggio del lusso e della magnificenza, comode per la centralità della loro ubicazione e ricchissime di acque. I grandi serbatoi conosciuti oggi col nome di Sette Sale, che accoglievano le acque dell’aquedotto di Caligola e la distribuivano alla casa di Nerone e ai bagni di Tito, possono darci un’idea del lusso di queste terme.

Anche all’epoca di Traiano possiamo far risalire la settima Coorte dei Vigili — posta nella regione trasteverina, dietro il viale del Re — e l’anfiteatro Castrense incorporato nelle mura aureliane dietro l’attuale basilica di S. Croce in Gerusalemme. Le coorti dei vigili furono istituite — come abbiamo veduto — da Augusto e distribuite nelle varie regioni della città. L’excubitorium, o accasermamento del Trastevere, è stato scoperto abbastanza recentemente e consiste in una piccola corte pavimentata a mosaico e adorna da una fontana su cui si aprono alcune stanze decorate con grafiti che rimontano al III secolo della nostra Era. Se bene non sappiamo con certezza a che epoca risalga l’excubitorium, pure è certo che esisteva già nel secondo secolo. E nel secondo secolo dovette esistere l’anfiteatro Castrense, dove si sa che si esercitavano come in una palestra gli equites singulares le cui caserme erano poco distanti dalle case dei Laterani. La contessa Lovatelli, in uno dei suoi studii dove sa mettere tanta grazia femminile sotto una così austera dottrina, ha parlato a lungo di questa cavalleria scelta, istituita da Traiano e reclutata esclusivamente nelle provincie della Tracia, della Pannonia, della Resia e della Dacia. Esiste ancora il loro cimitero, fuori della Porta Maggiore, dove adesso è la chiesa di S. Pietro e Marcellino. Le lapidi uniformi ci mostrano il cavaliere giacente mentre dinanzi a lui il famulus reca il cavallo imbrigliato. Accasermati, come ho detto, nelle vicinanze delle case laterane, essi vi rimasero fin sotto il governo di Settimio Severo, quando per essere accresciuti di numero furono trasferiti ai nova castra severiana, fra la via Tasso e la via Emanuele Filiberto e a quell’epoca risale il piccolo cimitero di Tor Pignattara. In quanto all’anfiteatro Castrense, che per molti anni servì loro di palestra, è un edificio rotondo di mattoni, formato da due piani d’ordine corinzio, uno dei quali adorno di mezze colonne in mattoni di elegante snellezza.

Anche nel vecchio Foro Romano si trovano tracce dell’attività di Traiano e al suo impero appartengono i due eleganti plutei coi quali egli volle decorare i rostri rinnovati. In origine essi dovettero innalzarsi ai lati delle scale che conducevano alla tribuna; ma il loro uso non è ben stabilito. Rappresentano due scene della vita imperiale: in una si vede Traiano, assiso nel Foro, che ordina di bruciare i registri dove erano annotati i contravventori all’editto sulle tasse; nel secondo è rappresentato Traiano in atto di arringare il popolo da quelli stessi rostri e in un secondo riquadro Traiano che istituisce il sodalizio dei Pueri et puellae alimentariae, col quale si dovevano soccorrere i fanciulli dei cittadini morti poveri. Sulla seconda faccia sono rappresentati i suovetaurilia o animali del sacrificio: un maiale — sus — una pecora — ovis — e un torello — taurus — riprodotti con quel sentimento verista che fu proprio dell’arte romana. In questi bassorilievi è raggiunta l’estrema perfezione di quella scultura storica che abbiamo veduto nascere sul l’Ara pacis di Augusto e che dopo essere rimasta nella sua eccellenza ancora per