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110 ITALIA ARTISTICA


è un buon esempio delle nuove tendenze architettoniche. Il pronao è formato da colonne di marmo caristio troppo grosso in relazione con lo spazio che intercede fra il limite esterno e la cella, e l’attico è decorato da un fregio di grifoni, troppo esiguo nella sua finezza per coronare un monumento così massiccio. Con tutto ciò il tempio conserva ancora una certa nobiltà di linee e un certo insieme nella composizione. La scultura invece, più rapida nel decadere, dimostra già le rughe e la canizie della sua vecchiaia.

Esistono a Roma molti sarcofagi che risalgono al governo di Antonino Pio: avanzi del «septizonium» di settimio severo, come era al sec. xvi (da una stampa antica). esiste anche il basamento di una colonna funebre innalzata nel Campo Marzio sul luogo stesso dove fu cremato il corpo dell’imperatore. Questa colonna — che molte guide confondono con quella di Marco Aurelio nella piazza vicina — fu scoperta nel 1704 all’angolo di Piazza Montecitorio e di via delle Missioni.

Consisteva in un fusto di granito rosa senza alcuna decorazione e sorgeva sopra quel colossale basamento che oggi si trova nel cortile della Pigna, in Vaticano. I bassorilievi di questo basamento rappresentano oramai l’ultimo sforzo di un artista che vuole esprimere un’idea di grandezza e l’apoteosi dell’imperatore, col grande genio alato distributore di corone, riesce in certo modo a riallacciarsi alla tradizione elleno-romana. Dove invece il sentimento barbarico principia a manifestarsi è nella scena di battaglia, i cui cavalli disposti in fila serrata e galoppanti per aria in più schiere sovrapposte, ritroveremo più tardi nei mausolei porfiretici del periodo costantiniano. L’arte oramai non sapeva più inventare e riproduceva con una abilità ogni giorno minore, i modelli già esistenti.

E i sarcofagi si coprivano di figure aggrovigliolate senza tener più conto degli scomparti architettonici; e le statue si ripetevano in identici atteggiamenti senza nessuno sforzo verso la verità e perfino le colonne non facevano che cambiare i personaggi delle decorazioni, pur mantenendo l’organismo e il concetto di quelle che esistevano. Un esempio di questa imitazione si trova nelle sculture di Marco Aurelio. Paragonato alle statue della buona epoca, il suo monumento equestre ci apparisce più che mai irrigidito in una posa ieratica, con gli occhi sbarrati, i ricciolini della fronte uniformi. Le numerose statue equestri che allora popolavano i monumenti romani debbono avere suggerito all’artista la forma del cavallo e l’atteggiamento