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cesario. — il corredo 105

terlo. Pareva piuttosto un buon giovine che volesse divagarsi abbassandosi a giocare con una bambina. S’occupava dei ricami, dei lavori, dei capelli e del modo di vestire di Anna, e le sue parole non alludevano ad altro.

— Ha terminato quel fazzolettino, me lo mostri dunque — le diceva.

Essa glielo porgeva: egli lo esaminava minutamente e la faceva arrossire dicendole: — Lei ha le mani di fata! Chi sa a che pensava nel fare tutte queste belle cose!

Oppure la guardava da capo a piedi esclamando con bizzarro accento:

— Perchè si è messa questo brutto vestito? Indossi l’altro, il bianco, che le sta così bene; quello che ha in casa....

— Ma è per casa quello, e questo è per campagna! — osservava Anna.

— Ma le sta meglio quello.

Un giorno ardì toccarle la treccia.

— Perchè non raccoglie i capelli così, sulla nuca, come Angela e Lucia?

— Non si può! — rispose Anna rabbrividendo. — Son troppi.