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capo d’anno 233

ticava. Anna l’aiutava e giammai, moriva sul suo dolce viso il sorriso di una beatitudine un po’ melanconica.



Dopo il porchetto fu servita una torta di pasta e d’anguille e poi vennero degli squisiti formaggi e del burro.

Ma nessuno aveva più voglia di mangiare, e persino Nennele guardò con indifferenza le frutta secche d’ogni genere, che vennero servite in piccoli finissimi canestri d’asfodelo guarniti di nastrini.

— Grazie, non voglio più nulla, — disse Gonario respingendo dolcemente il vassoio dei dolci.

Ma Caterina rivelò che la crema era stata fatta da Anna.

Allora Gonario, che cercava l’occasione di mostrarsi gentile con la fanciulla sorbì un po’ di crema e disse:

— Ti faccio i miei complimenti. Già, questo si sa, tu hai le mani di fata!