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capo d’anno 239

della scala, tanto che a Caterina sembrò di essere in una grotta.

Mentre Anna si scioglieva i capelli, Caterina, che aveva gli occhi fiammeggianti, si avvicinò ai vetri.

La notte era nera, fredda e profonda.

— Io non ho sonno, non ho sonno, — disse. — Vuoi che apra la finestra?

— No, è freddo, è tardi.

Infatti scoccò mezzanotte. Caterina diede un salto. Gridò, come colpita da un’idea improvvisa:

— Senti! È l’anno che finisce, è l’anno che comincia!

— Lo so! — rispose Anna.

Vinta dalla solennità misteriosa, di cui pur non penetrava tutta la tristezza e tutta la profondità, Caterina guardò muta traverso i vetri, in lontananza. Vedeva nei cristalli riflessa la sua bella persona, poi tutta la camera appena illuminata; ma nello sfondo scorgeva il cielo oscuro, caliginoso, senza stelle, in una linea paurosamente oscura. Nella sua trionfante letizia Caterina provò un senso pesante di tristezza.