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312 le anime oneste

lontananza; pareva guardasse lungo il sentiero, se mai poteva scorgere Angela e lo zio, ma in realtà vedeva solo Sebastiano, con la sua maschia figura di lavoratore dalle mani abbronzate e dagli occhi pieni di sole, di forza, di gioventù e d’amore.

Arrivarono finalmente alla meta. Era già un po’ tardi. Cominciava la sera, e all’occidente l’oro del tramonto scioglievasi in trasparenze glauche luminose.

Era una gran pace arcana lassù: pianure dolcissime, mari di infinita soavità, di gaudio senza confine.

Sentiva Sebastiano la gran poesia di quell’ora? Anna non lo sapeva, ma sapeva di sentirla ben lei.

Un piccolo cancello di legno dava sul sentiero, e da una specie di spianata, chiusa da un muro, l’occhio spaziava nelle pianure lontane, piene di luce e di pace.

— Non si vedono! — disse Anna guardando. — Arriveremo tardi.

— Non importa. C’è la luna.

Anna s’appoggiò al muro e guardò in su.