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XI VITA DI L. ANTONIO MURATORI XII

Montfaucon, di un Papebrochio oltremonti. Cinque anni interi si passarono da lui nell’Ambrosiana, quasi in proprio elemento, in mezzo a que’ codici, facendo studio indefesso di erudizione sacra e profana, d’iscrizioni, di antichità, ed esercitandosi nel tradurre dal greco. Nè lasciava di attendere per sollievo agli studii delle lettere più gentili. Interveniva ad un’accademia, detta de’ Faticosi, e ad un’altra di filosofia e di belle lettere, apertasi a suo suggerimento nella casa Borromeo; ed essendo passato ad altra vita in quella città nell’anno 1699 il Maggi, poeta di grido per que’ tempi e suo grande amico, intraprese tosto il pietoso letterario ufficio di dettarne la vita, che nell’anno seguente 1700 si pubblicò, e con un idillio e con altri versi (chè poeta pur era allora il Muratori) ne celebrò la memoria.

Le ricerche genealogiche, che per parte dell’elettore di Annover si facevano, onde chiarire l’origine italica della Casa di Brunsvico, derivata dal comun ceppo della Estense, furono quelle che richiamarono il Muratori da Milano alla contrada sua natía. In somma confusione era l’archivio estense. Per riordinarlo, e per compiacere quel principe che avea spedito un letterato tedesco a visitarlo, il duca di Modena, Rinaldo I, nominò suo archivista e bibliotecario il Muratori. Lasciò egli tosto Milano e l’Ambrosiana, non senza però qualche rincrescimento; e si restituì, nel fine della state dell’anno 1700, in Modena ai servigii del suo amato principe: e rinunciando ad ogni più splendida fortuna, mai più abbandonar non volle, durante un intero mezzo secolo, che ancor visse, l’estense biblioteca, pago, come Plutarco, di essere l’ornamento della sua patria, mentre per tutta Italia chiaro suonava il suo nome.

La genealogia de’ principi estensi occupò da prima i suoi pensieri; e le Antichità estensi, dotta opera e laboriosa, in cui,