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in bene del pubblico, senza mai accrescere gli aggravi ai popoli, con isminuirli alle occorrenze e con soccorrere sempre ne’ bisogni le persone di merito. Non la finirebbe mai chi volesse riandar le belle massime ch’ebbe questo principe per regolare non men sè stesso che gli altri. Ne lasciò egli anche una perenne memoria in dodici libri, che abbiam tuttavia, delle cose sue, commentati da Merico Casaubono e da Tommaso Gatachero. Sono memorie delle meditazioni sue, concernenti il meglio della filosofia stoica, scritte in greco, come gli venivano in mente, con istile semplice, ma purissimo, ed altamente commendato dagl’intendenti. Per questi libri, ma più per la vita e per le azioni sue, egli si meritò il titolo di filosofo, ed è specialmente conosciuto sotto nome di Marco Aurelio Antonino il Filosofo. La vita, che si legge di lui, composta da Antonio da Guevara, vescovo spagnuolo di Mondognetto, è un’impostura, che nondimeno può esser utile a chi ne voglia far la lettura. Fiorirono poi1407 sotto questo letterato principe molte persone dottissime, fra le quali io solamente rammenterò Luciano Samosatense, il cui faceto, erudito e vivacissimo stile si ammira nei suoi libri, ma che più sarebbe degno di stima, s’egli non facesse un’aperta professione d’empietà. Lucio Apulejo, scrittore della medesima tempra, si crede che fiorisse in questi tempi; ed è certo che Galeno, o sia Gallieno, medico rinomatissimo, gran tempo visse nella corte di Marco Aurelio. Così Pausania, Aristide, Polieno, Artemidoro, Aulo Gellio, e forse Sesto Empirico, fiorirono in questi tempi, e di loro ci restano libri, per tacere di tanti altri, de’ quali l’opere si son perdute. Restò dunque dopo la morte di Marco Aurelio al governo dell’imperio romano Lucio Aurelio Antonino Commodo, molto prima dichiarato imperadore augusto, di cui parlerò all’anno seguente. Ed io comincio ora a contare gli anni del suo imperio, non avendo osato di farlo finora, perchè non parmi per anche ben certo il principio del suo imperio augustale. Trovasi egli, siccome già accennai, da qui innanzi nominato per lo più Marco Aurelio Commodo, avendo egli assunto il prenome del padre, ma senza avere ereditata alcuna delle di lui virtù che nel mostrassero degno suo figlio.




Anno di Cristo CLXXXI. Indizione IV.
ELEUTERIO papa 11.
COMMODO imperadore 2.

Consoli

MARCO AURELIO ANTONINO COMMODO AUGUSTO per la terza volta, e LUCIO ANTISTIO BURRO.

Antistio Burro console in quest’anno era cognato di Commodo Augusto, perchè marito di una di lui sorella. Imperciocchè Marco Aurelio avea procreato da Faustina, oltre a Commodo, due o tre altri maschi, che mancarono in tenera età, e varie femmine, cioè Lucilla maritata a Lucio Vero, poscia a Claudio Pompejano, e Fadilla e Vibia Aurelia e Domizia Faustina, e forse alcun’altra. Una di esse fu data in moglie al suddetto Burro, ed un’altra a Petronio Mamertino, personaggi tutti scelti dal padre per generi in riguardo della loro sperimentata saviezza. Assunse nell’anno precedente Commodo Augusto il governo della romana repubblica. Era egli nato1408 nel1409 dì 31 d’agosto dell’anno 161, giorno natalizio anche del bestiale e crudel Cajo Caligola, sul cui modello tagliato fu parimente quest’altro. Non avea mancato il di lui buon padre di procurargli tutti i possibili mezzi, affinchè fosse ben educato ne’ costumi ed istradato nelle buone arti e nelle lettere. Suo maestro fu nella lingua ed erudizione greca Onesicrato; nella latina Antistio Capella, e nell’