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sciolse, e ne uscirono orsi, lionesse, pantere, struzzoli, asini selvatici e bissonti. Per sette dì durarono le feste, e in cadaun giorno cento fiere uccise diedero sollazzo al popolo. Il congiario dato da Severo al popolo, e il donativo ai soldati, fu di dieci monete d’oro per cadauno a misura degli anni del suo principato: del che si compiaceva egli, perchè niuno dei suoi predecessori era giunto a sì eminente liberalità. A queste feste accrebbe decoro l’aver anche l’Augusto Caracalla presa in moglie Fulvia Plautilla, figliuola di Plauziano, favorito di Severo, di cui parlerò nell’anno seguente. Diede egli tanto in dote ad essa sua figliuola, che, per attestato di Dione, sarebbe stato sufficiente a maritar cinquanta regine. E si videro passar per la piazza le portate degli arredi ed ornamenti, che empierono tutti di maraviglia. Un convito di magnificenza incredibile fu dato nel palazzo, dove non si potè immaginar vivanda, o romana o barbarica, che vi si desiderasse1707. Per tali nozze Severo designò1708 console per l’anno venturo Plauziano. Adunque le medesime si celebrarono nell’anno presente, e non già nel seguente. Una cometa e un terribil incendio del monte Vesuvio, che si videro in questi tempi, siccome poco usati effetti della natura, somministrarono occasione di predir novità e malanni, a chi ridicolosamente vuol pescare ne’ libri dello avvenire. In quest’anno ancora i due Augusti ristorarono l’insigne fabbrica del Pantheon, come si raccoglie dalla iscrizione riferita dal Panvinio1709, dal Grutero e da altri1710.




Anno di Cristo CCIII. Indizione XI.
ZEFIRINO papa 7.
SETTIMIO SEVERO imperad. 11.
CARACALLA imperadore 6.

Consoli

LUCIO FULVIO PLAUZIANO per la seconda volta e PUBLIO SETTIMIO GETA.

Geta, secondo fra questi consoli, vien comunemente creduto, non già il figliuolo, ma il fratello dell’imperador Severo. Quanto a Plauziano, egli era suocero di Caracalla Augusto, e il primo mobile della corte cesarea. Hassi dunque a sapere che costui, riputato da alcuni parente del medesimo imperadore, ma certamente nativo della stessa città di Leptis in Africa1711, cioè della patria dello stesso Augusto, benchè uscito dalla feccia del popolo, talmente s’andò insinuando nella grazia di Severo, ch’egli non mirava con altri occhi che con quei di Plauziano. Si dà un certo ascendente di persone nel mondo, per cui arrivano anche persone vili e di niun merito a farla da signori sopra le teste de’ migliori, e dei più grandi ed intendenti. N’era Severo così innamorato, che non sapea vivere senza di lui, e considerava di morir prima egli che Plauziano. Il creò prefetto del pretorio, e senza di lui nulla faceva; pareva anzi che Plauziano fosse l’imperadore (tanto era la di lui potenza), e che Severo la facesse da prefetto del pretorio. Non v’era segreto dell’imperadore che Plauziano nol sapesse; e, per lo contrario, niun arrivava a sapere i segreti di Plauziano. Nei viaggi fatti in Oriente da Severo, anch’egli si trovò sempre ai fianchi dell’imperadore; a lui toccava di ordinario il miglior alloggio, a lui i cibi più squisiti, di modo che, essendo Severo in Nicea di Bitinia, se volle un pesce mugile (cefalo creduto da alcuni), mandò a dimandarlo a Plauziano. E nella città di Tiane in Cappadocia essendosi infermato esso Plauziano, fu a visitarlo Severo, ma