Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/546

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dice il vero Eutropio2765, meritavano lode i di lui costumi; ma Lattanzio2766, all’incontro, ci assicura che nel portamento e nelle azioni di costui compariva quell’aria di selvatichezza ch’egli portò dalla nascita, ma ch’egli vi aggiunse anche col tempo un’insopportabil fierezza e crudeltà, per cui scompariva quel poco di buono che in lui si trovava2767. Sprezzava egli le lettere e chi le coltivava, non amando se non le persone militari, le quali ancora, benchè ignoranti, erano da lui promosse ai magistrati civili con discapito grande della giustizia. L’ambizione sua vedremo che portò Diocleziano a deporre il baston del comando; così l’avidità del danaro, per cui impose esorbitanti aggravii, trasse i popoli ad una miserabil rovina. A lui specialmente vien attribuita la crudel persecuzione mossa contro ai cristiani, che accenneremo a suo tempo. Quel che fu mirabile2768, per varii anni si osservò una rara unione fra questi quattro principi, gareggiando tutti nel promuovere gl’interessi della repubblica. Diocleziano veniva considerato quel padre di tutti, e i suoi ordini e voleri fedelmente erano eseguiti dagli altri; ed arte non mancava allo stesso Diocleziano per tener contenti i subordinati colleghi, con dissimular i loro trascorsi, e soprattutto procurando di dar nella lesta ai seminatori di zizzanie e di false relazioni, perchè certo dal suo canto egli non ometteva diligenza alcuna per conservar la buona intelligenza ed armonia con chi si mostrava dipendente da lui. Dicemmo già che un Giuliano avea usurpato l’imperio nell’Africa. Credesi che in quest’anno Massimiano Erculio passasse in quelle parti, come poste sotto il comando suo nel comparto dell’imperio, ed obbligasse quel tiranno a trapassarsi il petto col ferro e a gittarsi nel fuoco. Abbiamo da Eumene, o sia Eumenio2769, che Costanzo, dappoichè fu dichiarato Cesare, con tal fretta passò nelle Gallie a lui destinate per comandarvi, che non v’era per anche giunto l’avviso di avervi egli a venire, anzi nè pure la notizia della sublime dignità a lui conferita. La nuova a lui portata che le genti di Carausio tiranno della Bretagna, venute con molte vele per mare, aveano occupato Gesoriaco (oggidì Bologna di Picardia) fu a Costanzo un acuto sprone per volar colà ed imprenderne l’assedio. Affinchè non potesse approdarvi soccorso alcuno per mare, nè fuggir di là quella man di corsari, fece egli con alte travi, conficcate intorno al porto, piantare una forte palizzata. Fu obbligata quella guarnigione alla resa, e Costanzo l’arrolò fra le sue truppe. Il che fatto, quasichè fin allora il mare avesse rispettata la palizzata suddetta, a forza d’onde la smantellò. Diedesi poi Costanzo a far preparamenti di navi per liberar la Bretagna dalle mani di esso Carausio, il quale godea bensì la pace in quell’isola, ma non lasciava di star ben armato e in guardia per difendersi, qualora si vedesse assalito. A quest’anno, o pure al seguente, scrive Eusebio2770 che i popoli Carpi e Basterni furono condotti ad abitar nelle provincie romane: segno che nel loro paese con vittoriosi passi erano entrati i Romani, se pur coloro non furono dalla forza di altri Barbari cacciati dal loro paese. La nazion loro vien creduta germanica, ma abitante alla Vistola, in quella che oggi si chiama Polonia. Probabilmente questa guerra appartiene all’anno 294, siccome diremo.