Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/642

Da Wikisource.

a lui solo3432. Ed ancorchè egli palliasse l’iniquità sua, rifondendola sull’ammutinamento de’ soldati, fu ognuno nondimeno persuaso che egli n’era stato segretamente il motore. Dopo la strage di questi principi, tutti del sangue imperiale, entrò anche la discordia fra i tre fratelli Augusti, o sia perchè cadaun d’essi pretendesse d’aver la sua parte negli Stati decaduti per la morte di Delmazio e di Annibaliano, o pure perchè la division de’ regni fatta dal padre non piacesse a talun d’essi, o restasse esposta, per cagion de’ confini, a varie controversie. È ignoto se allora, o pure dipoi, a motivo dell’Africa, insorgesse fiera lite fra Costantino e Costante, la quale poi andò a terminare in una brutta tragedia, forse perchè Costante pretendesse la Mauritania Tingitana, che soleva andar unita colla Spagna, o perchè Costantino credesse a sè dovuta qualche altra parte dell’Africa stessa. Unironsi, a cagion di tali dissensioni, i tre fratelli a Sirmio nella Pannonia, come attesta Giuliano l’Apostata3433, e quivi Costanzo la fece da arbitrio, con tal saviezza nondimeno e moderazione, che non lasciò ai fratelli motivo di dolersi di lui; anzi nella partizion degli Stati più diede ad essi di quel che ritenne per sè, affinchè si mantenesse la buona unione e concordia fra tutti. Si disputa tuttavia fra gli eruditi se questo abboccamento ed accordo de’ fratelli Augusti seguitasse nell’anno precedente o pure nel presente. Resta parimente controverso qual cambiamento si facesse nell’assegnamento degli Stati. Nulla io dirò del tempo, a noi bastando la certezza del fatto. Ma per conto della divisione, niuna apparenza di verità ha il dirsi dall’autore della Cronica Alessandrina3434 che a Costantino, il maggiore dei fratelli, toccasse Costantinopoli colla Tracia, e ch’egli regnasse quivi un anno, quando, siccome dicemmo, le signorie di lui erano la Gallia, le Spagne e la Bretagna, paesi troppo disuniti e lontani dalla Tracia. Si può ben credere che la Cappadocia e l’Armenia, provincia allora assai sconvolta, venisse in poter di Costanzo; e che egli cedesse a Costantino il Ponto (il che vien asserito da Zosimo)3435, e forse la Mesia inferiore; e che vicendevolmente Costante promettesse o rilasciasse a Costantino qualche parte dell’Africa, o pur altri paesi adiacenti all’Italia. Non si possono ben chiarire queste partite; quel che intanto è certo, l’ambizione, cioè quella fame che rode il cuore di quasi tutti i regnanti, nè mai si sazia, sconvolse di buon’ora i fratelli Augusti, e, non ostante il predetto accordo, poco stette a produr delle funestissime scene. Mentre poi fra loro bollivano queste dissensioni, Sapore re di Persia, animato dalla morte di Costantino il Grande, e credendo venuto il tempo di mietere, entrò con potente armata nella Mesopotamia3436, e mise l’assedio alla città di Nisibi. Più di due mesi vi tenne il campo, ma inutilmente, perchè quella guernigione co’ cittadini fece sì gagliarda difesa, che il superbo re dovette battere la ritirata, probabilmente perchè Costanzo avea ammassata gran gente per darle soccorso. Ma è disputato se all’anno presente appartenga questo assedio: che per altro la guerra coi Persiani continuò dipoi per anni parecchi, e Nisibi altre volte si vide assediata con avvenimenti de’ quali non si può assegnare il tempo preciso, e che solamente, andando innanzi, saran brevemente accennati. Belle son due leggi d’essi Augusti, spettanti a questo anno contro ai ribelli infamatorii3437 e alle lettere orbe, ed accuse secrete, con ordinare che, in vigor di questi atti clandestini, non fatti secondo le regole della giustizia, niuno de’ giudici potesse