Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/366

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nari Antonio di Nano, suo castellano in Corredo, e i suoi successori. Commise poscia a Rolando di Sporo di non permettere a Jacopo di Roccabruna alcun atto possessorio in detta regolaneria, come pretendeva usurparlo in nome di casa Thun, ma diffenda validamente i Tresiani contro chiunque. Tuttavia, essendo sorte per questi ordini contese, il saggio prelato l’anno seguente, accordava a quelli di Tresio il diritto di nomina al detto ufficio, di triennio in triennio, purchè la persona fosse grata al vescovo e da lui confermata1. Ai primi di maggio di quest’anno, ad istanza dell’imperator Federico e di Sigismondo duca d’Austria, il pontefice Sisto IV, onde provvedere alla tranquillità del Vescovato e alla sicurezza delle provincie di Casa d’Austria, determinava che in avvenire almeno due parti dei canonici di Trento debbano essere oriondi dai dominii della Germania, ovvero dei duchi d’Austria, o famigliari di essi o dei vescovi di Trento; con ciò moderando il numero eccessivo degli italiani2. Nel medesimo anno ebbero il loro luttuoso principio le steure (imposte) nel Vescovato di Trento, che col tratto del tempo, di stato libero che egli era, lo resero poco meno che tributario della Contea del Tirolo; imperocchè il vescovo Giovanni, assieme a quelli di Bressanone e di Coira (o che altro far non potessero o che non prevedessero a sufficienza di quanto peso riuscir doveva la volontaria contribuzione di cui venivano ricercati dal

  1. Miscellanea Alberti, T. III, fol. 204.
  2. Miscell. Alberti, T. IV, fol. 191.