Pagina:Anonimo - Egloga pastorale di Flavia, Pentio, Venezia 1528.djvu/5

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A nuove doglie ogn’or piu appdrecchiomi
come colui che ha d’ogni bene inopia
60e nanzi a gli anni sospirando invecchiomi
Non so quando vederla averò copia
per questi monti, quanto forte amavola
più chel mio greggie, o la mia vita propria
Come le capre el sal, così bramavola
65e teneami nel mondo felicissimo
ogn’or che nel bel volto risguardavola
Non fu aspetto mai tanto bellissimo
ueduto in selve, monti, sassi, e rivoli
ne si benigno, grato, e umanissimo
70Che se tutti e Pastori impii, e malivoli
gli eran contrarii, a un suo dolce ridere
gli vincie, e placa, e fagli a se benivoli
Un parlar savio, e bel, da far dividere
le dure pietre, e tanto sollacevole
75che porria senza doglia un om occidere
Benigna, acorta, grata, e amorevole
cortese, umana, e ingra l’altre unica
di bellezze, e di grazia, e di piaceuole
Due occhi che ciascun resplende, e brunica
80come duo stelle, ne la faccia simile
a l’alba, quando a noi qui si comunica.
La bionda chioma al color non dissimile
a uno perfetto fino e lucido avio
che esser pastora non par verisimile.
85Deh chi l’avesse vista sotto un lauro
tal volta a l’ombra, al suono de la fistola
cantar, non cercarebbe altro restauro.